Decalogo del mountain biking sostenibile

Quali sono le buone norme di comportamento che noi amanti della mountain bike dovremmo adottare durante le nostre uscite in bici? Ecco, le buone norme da seguire, ricavate dal decalogo del mountain biking sostenibile stilato da IMBA International Mountain Bicycling Association sezione Italia. Semplici  “regole” che permettono a tutti di godere in tranquillità e sicurezza i sentieri nella natura.

1 Rispetta la natura. Se ami andare in mountain bike, ama anche la natura e la vita all’aria aperta, rispetta la flora, non disturbare gli animali selvatici. Limitati a scattare fotografie e portati via solo bei ricordi. Riporta a casa i rifiuti che produci, carte ed involucri degli alimenti, camere d’aria, bombolette per il gonfiaggio ecc. All’occorrenza raccogli anche i rifiuti che altri, meno educati, hanno abbandonato.

2 Pianifica le uscite. Conosci le difficoltà del percorso sul quale ti appresti a pedalare e preparati di conseguenza. Sforzati di essere autosufficiente, mantieni sempre efficiente la bici e porta con te sempre tutto l’occorrente per risolvere in autonomia i principali guasti meccanici. Porta sempre con te l’abbigliamento necessario per fare fronte ai cambiamenti del meteo.

3 Resta sul sentiero. Una delle funzioni dei sentieri è di concentrare su un punto specifico l’impatto di chi vi transita, per ridurre al massimo l’erosione. Rimani sempre sul percorso, perché non creare nuove tracce è il modo corretto per muoverti nel verde con la mountain bike.

4 Evita i sentieri in caso di fango. Se percorri un sentiero fangoso, potresti danneggiarlo, favorendo così il suo rapido degrado. Quando il sentiero sarà rovinato, saranno necessarie molte ore di lavoro per ripristinarlo. Dietro ad un sentiero perfettamente tenuto in ordine, c’è sempre il lavoro di qualcuno (spesso a cura di volontari).

5 Non modificare il sentiero. Non effettuare lavori non autorizzati, non danneggiare le strutture esistenti (scalini, segnaletica, ecc.). Se osservi l’interruzione dei sentieri per frane o piante cadute, segnalano agli enti competenti o alle associazioni/gruppi che sul territorio si occupano di mantenere i sentieri di modo che possano intervenire. Sei comunque autorizzato a compiere dei semplici gesti di pulizia e rimozione di eventuali rami o sassi caduti accidentalmente sul percorso, azione utile sia alla tua che alla altrui sicurezza.

6 Rispetta gli altri fruitori  del sentiero e modera la velocità. Quando percorri tratti affollati o attraversi i gruppi di case, per rispetto verso gli altri e per una maggiore sicurezza, modera la velocità.

7 Guida con prudenza. Adatta la velocità in base alle tue capacità tecniche, alla tipologia ed alle condizioni del sentiero e dalla presenza di altri utenti, per evitare di mettere in pericolo te stesso e gli altri. Devi sempre essere consapevole dei tuoi limiti. Guida in modo da avere il controllo della bicicletta e indossa i dispositivi di sicurezza adeguati, quali casco, guanti, occhiali ecc. Considera che dietro ad una curva ci può essere un ostacolo imprevisto. La velocità e lo stile di guida che si può tenere in un bike park con sentieri dedicati alle MTB non è sostenibile su sentieri condivisi.

8 Annuncia il tuo arrivo. Fa in modo che gli altri fruitori dei sentieri sappiano che stai sopraggiungendo alle loro spalle, rivolgendo loro un gentile cenno di avviso.

9 Dà la precedenza. Ricorda di dare sempre la precedenza a chi cammina o occupa il sentiero per lavori forestali. Quando sei in discesa è buona regola rallentare o, se necessario, fermarsi quando incroci ciclisti che salgono.

10 Sorpassa con prudenza. Fa in modo che ogni sorpasso avvenga nella maniera più sicura e gentile possibile. Ricorda che i sentieri transitano spesso su proprietà private e che occorre quindi il massimo rispetto.

Cerchiamo, con buon senso, di rispettare questo decalogo del mountain biking sostenibile. Ne avremo tutti vantaggio! Buone pedalate!

Si avvicina la Pasqua, è tempo di pasimata della Garfagnana

Pasimata della Garfagnana – foto di “Il bosco di alici

La Pasimata della Garfagnana, è uno dei dolci più tradizionali di questo periodo, vanta una storia plurisecolare, di ben 400 anni. Viene citata in un documento del 1621, quando la Confraternita del Santissimo Sacramento di Castiglione di Garfagnana ne stabilì la distribuzione a tutti i confratelli. Sarebbe menzionata anche nell’archivio parrocchiale di San Jacopo a Gallicano nel 1603 come pagamento fatto dalla Chiesa con il grano ricavato dalle rendite dei suoi terreni.

Un tempo, ogni famiglia della Garfagnana preparava la pasimata, cotta nei forni a legna e poi portata a benedire in Chiesa  il sabato santo per essere consumata il giorno di Pasqua. Era considerato un pane rituale, nella sua versione originale non era dolce ma, con il passare del tempo, è stato modificato leggermente con l’aggiunta nell’impasto dello zucchero e dell’uvetta fino a farlo diventare il dolce della ricorrenza dei giorni nostri. Un dolce fatto con ingredienti semplici e tanto tempo per via delle numerose lievitazioni alle quali l’impasto è sottoposto. Spesso la ricetta veniva tramandata da madre in figlia. La riuscita del dolce non era mai scontata, anche nelle mani più esperte una piccola variazione della temperatura poteva compromettere la riuscita dell’impasto. Per questo, nelle fasi più delicate della lavorazione, tutti in famiglia dovevano fare attenzione, affinché non si verificasse nessuno sbalzo termico, nessuno spiffero magari da una finestra dimenticata aperta. Gli anziani raccontano che addirittura, nel giorno dell’ultima lievitazione, i componenti della famiglia, al mattino presto dovevano lasciare i loro letti caldi per far posto alle pasimate per l’ultimo passaggio prima di essere infornate. La pasimata della Garfagnana ha una dimensione di 25-30 cm di diametro, 10 cm di spessore, la sommità è piatta e di colore marrone scuro. All’interno, la pasta assume un caldo colore oro. A seconda del luogo, assume nomi diversi “fogaccia pasquale”, “crescenta”, “schiaccia e  vede l’aggiunta di qualche ingrediente come i semi di anice.

Pasimata della Garfagnana – foto di “Il bosco di alici

Oggi si è un po’ persa questa tradizione, i ritmi della vita moderna, mal si conciliano con la lunga preparazione di questo dolce. Ma se volete cimentarvi nella sua realizzazione vi proponiamo la ricetta di Annarita Rossi food blogger “garfagnina” molto apprezzata. Il suo Blog “Il Bosco di Alici è ricco di ricette e molto curato.

Ingredienti:

Farina 600 gr

Zucchero 300 gr

Burro 150 gr

Uvetta 200 gr

Lievito di birra 25 gr

Uova 6

Preparare il lievito naturale unendo 100 gr di farina e mezzo cubetto di lievito di birra sciolto in acqua tiepida, almeno il giorno precedente. Il lievito si può preparare anche 2/3 giorni prima e rinfrescarlo ogni giorno aggiungendo un poco di farina e acqua. Tenerlo a temperatura ambiente.

Impastare metà dose (tranne l’uvetta) degli ingredienti e lasciare lievitare fino a che l’impasto raddoppia. Dopo questa prima lievitazione riprendere l’impasto e aggiungere l’altra metà degli ingredienti e aggiungere l’uvetta, messa in ammollo per mezz’ora , asciugata e infarinata.

Riporre l’impasto nella tortiera e lasciarlo lievitare in un luogo caldo fino a che non ha raggiunto quasi il livello del bordo. Cuocere in forno a 175° per circa 45 minuti. Se la superficie diventa troppo scura copritela con la carta stagnola.

Marzo, la natura si risveglia

“Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri”

San Benedetto

A Marzo la natura si risveglia, con le prime giornate tiepide, c’è aria di primavera tutto intorno. Marzo è un mese di passaggio, qui la “cattiva” stagione si incontra con la nuova, freddo e caldo cercano di convivere, dividendosi la giornata. Lo sappiamo bene che l’inverno non è ancora finito e come suo solito un ultimo colpo di coda ci giocherà beffardo …. le previsioni dei prossimi giorni lo confermano, tornerà neve e gelo!

Prendo la mia mountain bike, mi bastano poche centinai di metri dall’imbocco della strada taglia fuoco per inoltrarmi nella natura. Il mio ingresso nel bosco è annunciato dal verso stridulo e sgraziato della ghiandaia, che da brava sentinella, sembra lanciare una sorta di allarme per tutti gli abitanti del bosco: “attenzione è arrivato un intruso”! Abilissima imitatrice, la ghiandaia, riesce a riprodurre molti rumori della natura, fino al miagolio di un gatto e perfino il pianto di un bambino. Nonostante il suo verso poco gradevole, ha un aspetto elegante e colorato. Adoro le striature azzurro brillante delle sue ali.

La ghiandaia…

Rallento la pedalata fino a fermarmi su un piccolo spiazzo, affaccio naturale sulla profonda valle generata dallo scorrere del fiume in basso. Mi fermo qualche istante in silenzio, ascolto e osservo. C’è una nuova vitalità nel bosco, non è più silenzioso come in inverno. Ora gli uccelli si sono fatti più vivaci, ognuno con il suo canto, come i componenti di un’orchestra, creano un piacevole accompagnamento musicale. Spiccano i merli, le cince, i fringuelli, i pettirossi … Gli fa eco il tamburellare del picchio, assai insistente, probabilmente è un maschio che delimita il suo territorio e richiama la femmina. Ogni tanto, un verso acuto si distingue come un assolo da questa orchestra. E’ la poiana che annuncia il suo maestoso volo nel cielo.

Nel bosco si percepiscono nuovi odori e cominciano a ritornare i colori. I primi a far capolino, lungo i bordi dei sentieri e nelle radure, sono i crocus, seguiti dalle gialle primule, le piccole margherite e le violette a mazzi. Negli angoli ombreggiati crescono le meravigliose anemoni epatiche, conosciute anche come erba trinità, incantevoli cespuglietti colorati dal viola al blu. Emergono, dalle foglie morte, in tutta la loro semplice bellezza ad animare il bosco con i loro colori.

Le anemoni epatiche, conosciute anche come erba trinità.

Riprendo a pedale. Anche se il mio passaggio in bici è più rumoroso del procedere a piedi, lungo la via, può capitare di sorprendere, qualche abitante del bosco. Tra questi i caprioli. Alcuni di loro, dopo pochi balzi, si fermano ad osservarmi incuriositi, altri più allarmati sembrano “brontolarmi” dietro con fare indispettito. In realtà, questo verso molto simile all’abbaiare roco di un cane, lo emettono quando sono insospettiti da qualcosa a cui non sanno dare spiegazione. A volte capita di incontrare una furtiva volpe, scorgere un acrobatico scoiattolo che fa capolino dietro il tronco degli alberi o il rocambolesco e rumoroso passaggio dei cinghiali. Più raro incontrare il maestoso cervo che con il suo regale portamento sembra poco intimorito da me e dalla mia bici.

Osservo il bosco che mi circonda, è composto in prevalenza da castagni. Alcuni di essi sono molto vecchi, segnati dal tempo, con ampie cavità e la corteccia corrugata. Con i loro rami nodosi, sembrano “abbracciarsi” e proteggersi. La strada sterrata, ora si fa sempre più stretta fino a trasformarsi in un single track un po’ tecnico. Mi concentro sulla guida della mia mountain bike… ma ho il cuore colmo di tutta questa bellezza.

Alice

il capriolo
Può capitare di sorprendere, qualche abitante del bosco…il capriolo.

In bici nella Garfagnana Medievale: la Fortezza delle Verrucole

Oggi vi portiamo a fare un giro in bici indietro nel tempo, precisamente nel medioevo. La Garfagnana è costellata da moltissime testimonianze di un passato che la vedeva come terra di confine, fatta di presidi da difendere, di strade da controllare, al centro dell’interesse e dello scontro delle potenze dell’epoca. Questo passato, rivive ancor oggi, nella particolare conformazione di molti paesi della valle, che spesso hanno conservato intatte meravigliose mura, fortezze e rocche di grande interesse artistico e culturale.  

Fortezza delle Verrucole Veduta
Già in lontananza si scorge sulla sommità di un colle la fortezza delle Verrucole…

Tra gli esempi più suggestivi troviamo la fortezza delle Verrucole, porta dell’ alta valle del fiume Serchio ed il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana,  posto in una posizione strategica a controllo della strada che conduce al passo di San Pellegrino, via di collegamento con il nord d’Italia, oltre l’Appennino . Ma non mancheremo, nelle prossime uscite, di portarvi a visitare le altre realtà, spesso più nascoste ma altresì affascinanti da scoprire. Come molti dei piccoli borghi arroccati sui colli, che conservano, inglobati nelle abitazioni e nei vicoli, i resti di questo importante passato.

Partenza dal nostro “campo base” , Castiglione di Garfagnana, con la sua cinta muraria, i torrioni e la Rocca dell’anno 1000, uno dei “Borghi più belli d’Italia”.   Attraverso mulattiere e strade di campagna, oltrepassiamo i colli che ci separano dalla parte alta  della Valle e ci dirigiamo verso San Romano.  Già in lontananza si scorge sulla sommità di un colle la fortezza delle Verrucole, con le sue mura che, dotate di una merlatura quasi intatta, invitano il passante a rendere omaggio alla sua imponenza.

Raggiungiamo il piccolo ed incantevole abitato di Verrucole, frazione di San Romano in Garfagnana, che ci accoglie con la piccola chiesa di San Lorenzo Martire. Da qui si inerpica la stradina che ci porta alla sommità del colle, a 600mt di altezza, dove sorge la fortezza. Alcune centinaia di metri di buona salita, con fondo lastricato con ciottoli di fiume ci portano all’ingresso. Da subito, ci si rende conto di quello che ci aspetta una volta giunti alla vetta, una vista mozzafiato su tutta l’area circostante, sulla catena della Alpi Apuane da un lato e l’Appennino dall’altro. In questo periodo c’è ancora un po’ di neve che rende il paesaggio ancora più suggestivo.

In questo periodo c’è ancora un po’ di neve che rende il paesaggio ancora più suggestivo

Il complesso che vediamo oggi è databile al periodo estense della Garfagnana. Fu un ambito punto strategico  al centro di numerosi conflitti,  per via della sua posizione, che domina gran parte del fondovalle. Originariamente era costituito da due costruzioni di epoche diverse poste all’estremità del colle: la “Rocca tonda” a sud, la parte più antica XI secolo, e la “Rocca quadra” a nord. Dopo alterne vicende che vedono passaggi di proprietà e abbandoni, la fortezza inizia una seconda vita, intorno agli anni duemila, dopo anni di attento restauro che l’hanno riportata al suo antico splendore. Da alcuni anni, la struttura è divenuta un archeopark: un vero e proprio parco tematico medievale vivente, sono stati ricostruiti minuziosamente gli ambienti medievali: dalla cucina, alla stanza d’arme, ed altri ambienti accompagnati da  guide in abiti dell’epoca. Oltrepassato l’ingresso si ha proprio l’impressione di tornare indietro nel tempo ed è bello far volare la fantasia.

Riprendiamo la strada del ritorno, passando per le vie dei piccoli borghi che incontriamo, per poi riprendere la sterrata che si snoda nel bosco e ci riporta sull’altro lato della valle dove, già da lontano ci accoglie la Rocca di Castiglione.

Castiglione di Garfagnana
Castiglione di Garfagnana

Girovagando tra le colline di Lucca: Montecatino

Visto il perdurare del copioso manto nevoso sui trails di casa, siamo usciti in “trasferta” a fare un giro sulle colline intorno a Lucca. Partenza nei pressi di Ponte a Moriano seguendo la via del Parco Fluviale, per salire sui colli circostanti. Un paesaggio disegnato da ordinate file di vigneti e curati oliveti, puntellato di graziosi casali e piccoli borghi dove spiccano antiche pievi con i caratteristici campanili-torre. Un ambiente che ispira quiete e tranquillità.

Un paesaggio disegnato da ordinate file di vigneti e curati oliveti, puntellato di graziosi casali….

Il nostro percorso ci ha portato su un’altura, dove svetta un’antica torre. Si tratta di Montecatino, un colle a 483 mt di altezza a nord di Lucca. La sommità del colle è costituita da un ampio pianoro, al centro del quale, sorge la torre-campanile di Montecatino.  A fianco si trovano i resti della chiesa di S. Maria Annunziata ed altri edifici adiacenti, ormai sommersi dalle edere e dalla vegetazione.

La torre-campanile di Montecatino

Da quassù si dominano le valli del Serchio e della Freddana, la vista spazia dalle Alpi Apuane a gli Appennini, dalla costa livornese a quella ligure. Si riesce persino a scorgere la Corsica e l’arcipelago toscano. Questa posizione strategica non passò inosservata, tantè che il luogo ha una storia molto antica. Alcune decenni fa, si è scoperto che a partire dal V – III secolo A.C. il luogo fu un insediamento etrusco e dall’anno mille qui sorgeva un castello con la sua torre di segnalazione. Le vicende storiche portarono alla distruzione del castello nella prima metà del 1300 durante il conflitto tra Lucca e Firenze. Nel XVI secolo la torre fu ripristinata per le sue funzioni strategiche di avvistamento. Negli anno ’60, il definitivo abbandono.

La vista spazia dalle Alpi Apuane a gli Appennini…

Il castagnaccio: colazione DOP

Ormai è risaputo che la colazione è importantissima, è il primo pasto dopo il lungo digiuno notturno ed è anche la base per cominciare bene la giornata, più concentrati e reattivi. Un esempio di prima colazione sana che vi consigliamo è a base di castagnaccio. Questo “dolce” vede come protagonista uno dei prodotti tipici di questo territorio, la farina di castagne. La farina di Neccio della Garfagnana DOP, è ottenuta dalla macinatura di castagne secche di alcune varietà locali. Il termine “neccio”, nella zona della Garfagnana, assume il significato di Castagno.

La castagna, cibo povero, ma molto nutriente, viene raccomandato per chi deve affrontare stress fisici e mentali, va benissimo per gli sportivi. La farina di castagne è un alimento dalle ottime proprietà nutrizionali, infatti contiene un’elevata percentuale di carboidrati e amidi, un discreto contenuto di proteine e grassi, Sali minerali, tra cui magnesio, zolfo, potassio, ferro e calcio, vit B1, B2, C e PP.

Il castagnaccio o torta di neccio , contiene il giusto contenuto di grassi,carboidrati e proteine. Possiamo accompagnarlo con un kiwi o una spremuta d’arancia, con della ricotta o un vasetto di yogurt. Ecco la ricetta del castagnaccio della Garfagnana:

Ingredienti:  
farina di castagne gr. 300

olio evo, sale,

acqua circa 350 ml
rosmarino (un rametto)

pinoli gr.50

uvetta gr.50 (facoltativa)

qualche gheriglio di noce (facoltativo)

buccia di arancia tagliuzzata

Cominciate mettendo in ammollo l’uvetta in acqua tiepida per circa 10 minuti . Dopo averla setacciata mettete la farina in una terrina, unitevi 3/4 cucchiai di olio, un pizzico di sale e impastate con l’acqua fino ad ottenere un impasto omogeneo e dalla densità di una crema. L’acqua va aggiunta a filo, poca alla volta, continuando a mescolare con una frusta per evitare la formazione di grumi. Unitevi la metà dell’uvetta strizzata, dei pinoli e delle noci e la buccia d’arancia. Mescolate bene.
Ungete con olio  una teglia e versatevi l’impasto fino ad 1/2 cm di spessore non di più. Distribuitevi sopra un filo di olio di oliva e qualche foglietta di rosmarino, guarnite con le noci, i pinoli e l’uvetta rimasti . Mettete in forno caldo 180° per circa 35 minuti. L’importante è far cuocere finché il castagnaccio non si presenterà screpolato e di un bel color cioccolato.

Il nostro “campo base”: Castiglione di Garfagnana

Molti dei tour guidati che proponiamo, vedono come punto di ritrovo e partenza Castiglione di Garfagnana, che possiamo quindi definire il “campo base” delle nostre avventure.

Castiglione, affascinante borgo medievale, sorge su un colle a 554 metri di altezza, nel cuore verde della Garfagnana.  E’ uno dei borghi più Belli d’Italia. Di antichissime origini, furono i romani i primi a costruire un “castrum” in questo luogo, ancora oggi presenta immutato il suo splendore. Il centro storico è racchiuso nella cinta muraria con i suoi torrioni e campanili. Sulla parte alta del paese, sorge l’imponente Rocca, che da oltre mille anni sorveglia il territorio circostante.

Fin dalla sua fondazione, la fortezza del leone, fu tenuta in gran conto per la sua posizione strategica di controllo sulle antiche vie di comunicazione che qui transitavano. Oggi, la sua posizione privilegiata, la rende una suggestiva terrazza panoramica sulla valle, dalla quale si gode di uno dei più spettacolari skyline delle Alpi Apuane.

Per maggiori informazioni visita: www.castiglionegarfagnana.info

Il nostro logo

La creazione di un logo va oltre il processo di progettazione grafica, che ne definisce la forma ed il colore. Un logo deve racchiude in sé un messaggio che si vuole trasmettere a chi lo guarda. Noi, abbiamo voluto racchiudere, nel nostro logo, uno degli skyline più caratteristici della Garfagnana, conosciuti da tutti come l’”Uomo Morto”, il profilo del gigante addormentato che si trova tra la Pania della Croce e la Pania Secca. Si riconosce assai facilmente sia dalla Garfagnana, che dalla valle inferiore del Serchio. Se ne gode di una bella visuale proprio da Castiglione di Garfagnana, il nostro “campo base”, da qui, infatti prenderanno il via molti dei nostri trails.

Il profilo del gigante addormentato Uomo Morto